Asbesto deriva dal greco ‘inestinguibile’ in quanto anticamente si credeva che una volta acceso non si potesse più spegnere, indicazione che si trova sul dizionario Treccani. L’asbesto, conosciuto più comunemente in Italia come amianto, è il termine con il quale viene classificata una serie di minerali, appartenenti al gruppo degli inosilicati e fillosilicati, accomunati dalla consistenza fibrosa e dalla pericolosità per l’organismo. Fibre naturali che a causa del massiccio uso che ne è stato fatto dalla rivoluzione industriale in poi, sono risultate essere dannose per salute umana provocando spesso malattie molto gravi, come il mesotelioma pleurico.

In ambito prettamente industriale, questo materiale si è imposto grazie alle sue proprietà di resistenza al fuoco e di isolamento termico; esso era inoltre di facile lavorazione e aveva un basso costo di approvvigionamento. Si trattava quindi di un minerale che si prestava a moltissimi usi e che non imponeva costi di produzione elevati: ideale per accompagnare fasi di rapida industrializzazione e di sviluppo dei consumi di massa.
Tuttavia, già nel corso degli anni Sessanta, fu definitivamente accertata la cancerogenicità del minerale, responsabile di neoplasie particolarmente virulente: il mesotelioma e il carcinoma polmonare.
Per il mesotelioma (come anche per l’asbestosi) la “causa scatenante” risultava già allora certa e pressoché univoca: l’inalazione delle fibre di amianto, mentre nel caso del carcinoma polmonare potevano subentrare diverse concause come il tabagismo o altri cancerogeni che interagivano nel manifestarsi del tumore.

La linea di ricerca sul mesotelioma maligno è finalizzata a sviluppare un modello unitario di presa in carico globale per migliorare il percorso di diagnosi e cura sia attiva sia palliativa (“simultaneous care” della letteratura anglosassone). Si pone inoltre l’obiettivo di dare una precisa risposta di salute alla più elevata incidenza di patologie asbesto-correlate presenti sul territorio provinciale rispetto alla media nazionale. L’amianto è il principale agente eziopatogenetico del Mesotelioma Maligno (MM). In Italia viene considerato un tumore raro, con un tasso standardizzato pari a 3,26/100000/aa nei maschi e 0,87/100000/aa nelle femmine (VI Rapporto ReNaM, 2018), mentre in provincia di Alessandria ogni anno vengono diagnosticati tra i 50 e i 90 casi di MM pleurico, dei quali più del 70% presenta un’esposizione ambientale all’amianto, contro la media nazionale di 3 casi l’anno.

La linea si occupa di varie fasi della ricerca: da quella clinica e traslazionale per l’identificazione di nuovi trattamenti e approcci diagnostici a beneficio del paziente, a quelle epidemiologica e manageriale per migliorare il percorso di presa in carico globale.

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