Il sangue è composto per il 55% circa da plasma e per il restante 45% da globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. È l’intermediario indispensabile tra le cellule del nostro corpo e l’ambiente che ci circonda: il sangue infatti porta alle cellule le sostanze alimentari e l’ossigeno ed elimina le sostanze di rifiuto prodottesi nell’organismo. Circola in un sistema di canali o vasi, distinti in arterie, vene e capillari ed è sospinto dal cuore, che funziona come una pompa aspirante e premente.
Le trasfusioni di sangue rappresentano una terapia salvavita in numerosi casi, come gli incidenti e gli interventi chirurgici: in quest’ultimo caso l’utilizzo di sacche di sangue fresco o plasma può variare da un paio di unità, fino a 10 o anche 20 per operazioni complesse. La trasfusione è inoltre necessaria per alcune patologie croniche, per esempio nelle anemie congenite come la Talassemia e per il superamento di stati critici dovuti a malattie del sangue (leucemia) o degli effetti dovuti alle chemioterapie anti-cancro che, nel distruggere le cellule tumorali, possono danneggiare le cellule del midollo osseo e perciò richiedono un sostegno alla sua ripopolazione attraverso l’infusione di globuli rossi.
La linea di ricerca sul linfoma non Hodgkin è la principale della Struttura di Ematologia che effettua la valutazione della malattia minima residua nei linfomi e nel mieloma multiplo, nonché studi mutazionali e di gene expression profiling nei linfomi con numerose collaborazioni nazionali e internazionali.
La maggior parte delle associazioni epidemiologiche che vedono coinvolte le patologie oncoematologiche sono state di difficile identificazione in quanto caratterizzate da incrementi di rischio relativamente moderato, tuttavia, considerata l’ampia popolazione soggetta a talune esposizioni, non si può escludere la rilevanza dell’impatto ambientale. Tra le sostanze sicuramente implicate si ricorda il benzene, la formaldeide, le radiazioni ionizzanti, alcuni fitofarmaci impiegati in agricoltura e alcuni farmaci. Altri agenti ambientali sono stati sospettati di poter avere effetto mutageno sul compartimento mieloide o linfoide, seppur con evidenze epidemiologiche meno rilevanti: tra questi figurano i campi elettromagnetici, l’esposizione a radiazioni che caratterizza i voli ad alta quota e numerosi altri agenti chimici, inclusi alcuni di frequente utilizzo presso i poli industriali della provincia di Alessandria.
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